domenica 10 aprile 2011

Che è successo di bello…?

Un post di Lidia Ravera pubblicato anche sul Fatto Quotidiano:


"Sto due giorni a Zurigo, felicemente rinchiusa in un convegno sulla (agonizzante) lingua italiana. Non guardo la televisione. Non leggo i giornali. Ascolto. Critici, scrittori, professori. Recito il mio speech: “Le conseguenze delle parole”. Torno. Chiedo a M., che è venuto a prendermi all’aeroporto: “Che è successo di bello?”. Dice, più o meno:

Il Presidente del Consiglio è andato a Lampedusa, ha annunciato che in 48 ore risolve tutto, che si è comprato una casa, che toglierà le tasse ai lampedusani, che metterà un campo da golf e che aprirà un casinò. Il Presidente della Camera, invece, si è preso un giornale in faccia e un vaffanculo dal ministro della Difesa. Una deputata diversamente abile è stata apostrofata con la frase “handicappata di merda” o “del cazzo”, non mi ricordo. Il ministro della Giustizia ha tirato il suo documento di identità addosso al leader dell’Italia dei Valori il quale l’ha preso al volo e da allora lo mostra in televisione come un trofeo. Il Presidente della Repubblica si è detto preoccupato.

L’ho guardato, stava guidando. Era serio serio. Ho detto: “E poi?”. “E poi niente.”, ha detto lui. Ho scartato tutti i possibili commenti. Quelli spiritosi. Quelli disgustati. Quelli indignati. Quelli increduli. Dopo quattro minuti di silenzio, ho detto, a bassa voce: “Ma che cosa ci sta succedendo? Perchè non riusciamo a liberarci di questa feccia? Ci sarà pure un modo. Votare, partire, sparare, lasciarsi morire… Questo Paese è troppo migliore di chi lo governa, la forbice si sta aprendo. All’università, a Zurigo, la sala era piena di studenti di italianistica… si parlava di Gadda, di Svevo, di Pirandello… c’erano Ferroni, Barilli, Laporta… c’erano Scurati e Cavazzoni… Gli studenti, gli studiosi all’estero, ancora guardano all’Italia con passione, studiano la nostra lingua… Perché non riusciamo a reagire, a dire basta, a ricominciare a lavorare, a crescere, a pensare, a capire, a migliorare… che cos’è questo brutto incantesimo, perché non ci possiamo svegliare?”. Non ha risposto, M. , si è stretto nelle spalle. Oggi ho guardato, in rete, la registrazione video offerta in pasto a tutti noi da Repubblica. Il Presidente del Consiglio raccontava, con la verve ammuffita di un rianimatore di cariatidi, una barzelletta. Quella della mela che davanti sa di culo ma, se hai fortuna, girandola, sa di figa.

Attorno a lui, con impeccabili tempi da teledipendenti lobotomizzati, una quarantina di uomini adulti, hanno appaludito. Ridevano per la parola culo, per la parola figa. All’unisono. Con vigore. Avevano, tutti quanti, addosso, la fascia tricolore. (Buon compleanno, unità d’Italia!).

Allora ho capito. Dobbiamo incominciare dal basso, liberarci, innanzitutto, degli opportunisti, dei leccaculi, dei servi, degli imbecilli, dei cafoni, degli ignoranti. Dobbiamo togliergli il suo brodo di coltura (o cultura), lasciarlo a secco, sgominare i suoi sudditi dementi & disperati, i senzatalento, i senzadignità, i senzaprincipi… Coraggio. E’ un lavoraccio, lo so. Ma ce la possiamo fare.

(C’era una sola donna, in sala. Immagino che abbia riso anche lei)."

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Anima

Un articolo sull'Unità di Vincenzo Cerami:
"Aspettando tempi migliori, ingoiando rospi indigeribili mentre, schifati, voltiamo la faccia prima di qua e poi di là, circondati da gente da galera, guai ad avvilirsi più di tanto. Non hanno il diritto di strapparci l’anima. Sono potenti, ma noi abbiamo la forza del disprezzo. Tanto orrore l’Italia non l’ha mai conosciuto nella sua storia: centocinquant’anni di speranze buttati nel cesso. Siamo costretti a vivere con la maschera antigas in questo paese imputridito.
Ma teniamo cara l’anima, non ci è costata un soldo ed è il nostro bene più prezioso. Se siamo ridotti in questo stato pietoso è perché molti cittadini non esistono, vanno col vento che tira, dissanguati, svuotati di ogni sostanza umana. Rifiutiamoci di aver pena per loro e chiudiamoci in un sano egoismo dove ritrovare la gioia di esistere che un tempo era il vero tesoro dei poveri. Non ci consoli lo squallore di chi ha messo in ginocchio la nostra patria, non ci plachi l’ira la loro miserabile vita. Sono analfabeti a cui nessuno ha mai letto la Bibbia, dove è scritto che nasciamo nudi, senza niente in mano e ce ne andiamo all’altro mondo così come siamo arrivati, senza portarci dietro le cose che abbiamo accumulato. Vivere senz’anima dal nulla al nulla rende gli uomini aridi, anche nelle più eccelse glorie. Rende gli uomini vermi. Oggi l’Italia è un verminaio. L’unica comunità fertile è quella delle anime. Riconosciamoci in questa nicchia felice per imparare a godere della nostra diversità, di un freddo sdegno verso uomini infami che ci vorrebbero come loro. Ridiamo della loro miseria e non perdoniamoli solo perché non sanno quello che fanno.
"

Bellissimo, un Manifesto a cui aderisco con ogni cellula. Visto che siamo in Italia, al posto di anima, forse avrei usato la parola francese esprit.